PROGRAMMA E PRIORITA'
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Cambiare la concezione del bilancio regionale
Occorre rivedere le priorità del Documento Strategico Annuale e rendere il bilancio di previsione uno strumento più realistico e partecipato
affiancandogli nella sua gestione l’istituzione di un comitato permanente di monitoraggio in coordinamento tra la Giunta e il Consiglio che
avvii l’inattuato Controllo Strategico.
Il Consiglio Regionale, nelle sue diverse componenti deve potersi riappropriare del bilancio come strumento di indirizzo, di programmazione
e di controllo dell’esecutivo, correggendo il governatorismo e ripristinando la sua funzione di Parlamento rappresentativo che assegna
all’esecutivo il budget necessario, non viceversa.
Rilanciare la concertazione con le parti sociali
Va rilanciata in Lombardia, dove sono più consistenti le risorse intellettuali ed economiche e più competitive le opportunità produttive,
la concertazione con le parti sociali proclamando e convocando gli Stati Generali dell’Economia, per fronteggiare la gravità della crisi,
coinvolgendo anche Università, banche, economisti ed altri,affinchévi sia il sostegno più alto possibile allo sviluppo e alla crescita per
dare consistenza alle energie che non si rassegnano alla cultura del declino.
Cambiare le politiche di sviluppo
Concentrare le risorse di investimento e le politiche strategiche a sostegno della produzione e del lavoro per stimolare il più possibile
la crescita e mitigare l’inevitabile effetto depressivo delle manovre di risanamento della spesa pubblica del Paese.
Ridefinire le grandi opere
Dare certezza di finanziamento e un puntuale crono-programma ai grandi investimenti sulle infrastrutture della mobilità e della modernizzazione
competitiva del territorio che sono il più consistente volano regionale di sostegno allo sviluppo.
Expo 2015, in particolare, è un importante traguardo per completare il progetto della mobilità sostenibile di impostazione strutturale europea.
Sarà di fatto la spia che ci dirà se potremo restare in Europa con ruolo e prospettiva di affidabilità.
Nuovo patto con le imprese
Nella consapevolezza di non poter disporre di risorse pubbliche aggiuntive ma anzi di doverle contenere e concentrarle per priorità
selettive occorre mettere in campo una rivisitazione rigorosa delle risorse regionali con le parti sociali. Vanno meglio finalizzate e
ampliate, in particolare, le politiche di sostegno delle piccole e medie imprese, indirizzandole alla competitività globale con sostegni
per l’internazionalizzazione, il risparmio energetico, la green economy, le nuove tecnologie, il made in Italy e Lombardy e le nuove
prospettive turistiche e culturali.
Le PMI rappresentano la quasi totalità del tessuto economico lombardo, e in questa categoria occorre considerare il ruolo di assoluta
rilevanza delle micro imprese fino a 9 addetti (l’88% del totale) e delle ditte individuali (oltre 400mila in Lombardia).
In quest’ottica occorrerà ipotizzare:
- l’accesso delle PMI di tutti i comparti ai fondi strutturali dell’Unione Europea programmati da Regione Lombardia;
- la frazionabilità degli appalti pubblici per consentire la partecipazione delle PMI;
- nuove e ulteriori misure di semplificazione delle procedure amministrative e di riduzione dell’eccessiva burocrazia.
Rinegoziare con le parti sociali gli investimenti per il sostegno alle imprese che vanno incrementati, anche garantendo più ampie disponibilità
creditizie, per la riduzione della disoccupazione – specie quella giovanile – e politiche di formazione e ricerca.
Le aggregazioni sulla dimensione di impresa capaci di recuperare competitività, anche sui mercati esteri, vanno rilanciate. La Regione deve
strutturare fondi consistenti capaci di favorire aggregazioni di sistema, politiche di distretti provinciali, sostegno reale all’export di
reti di impresa, promuovere nuove relazioni sul territorio tra banche e imprese, con stimoli all’innovazione finanziaria, commerciale e
organizzativa che compensino le riduzioni di intervento dei budget pubblici.
Nuovi fondi per favorire le reti di impresa (soprattutto attraverso lo strumento del contratto di rete) e i distretti (in Lombardia,
in particolare, l’esperienza dei 200 Distretti del Commercio è strategica), e per avviare nuovi progetti in tema di città “smart” vivibili e sostenibili.
Sarà opportuno, nella X Legislatura, procedere ad una razionalizzazione di tutte le forme esistenti di partenariato pubblico/privato
(non solo i Distretti ma anche i Sistemi turistici locali, i Gruppi di Azione Locale co-finanziati con risorse della comunitarie FSR, i
Piani Integrati d’Area promossi nell’ambito della programmazione FESR): obiettivo sarà evitare le sovrapposizioni e impiegare meglio le risorse.
La promozione delle relazioni tra banche e territorio per sostenere lo sviluppo economico deve passare necessariamente dalla valorizzazione del
ruolo dei Consorzi Fidi.
Una nuova politica per lo sviluppo
Vanno salvaguardate con le politiche fiscali e finanziarie le imprese di piccole e medie dimensioni che hanno una funzione essenziale
per la crescita del PIL e che sono, ora più che mai, decisive per la tenuta e la coesione di una società che possa guardare oltre il cupo orizzonte della crisi.
Monitorare e rilanciare i principali progetti di lavori pubblici delle Provincie e degli enti locali per renderli cantierabili con maggiore
rapidità e una programmazione certa. Passare velocemente dai progetti ai cantieri. Utilizzare più intensamente lo strumento della finanza di
progetto con assunzione di una maggiore responsabilità da parte dei gestori delle opere, (come è stato fatto nel caso della Brebemi),
in un coordinamento propositivo e costruttivo delle istituzioni locali.
Occorre una revisione delle procedure per l’assegnazione di contributi e di finanziamenti che privilegi la costituzione di fondi di rotazione
destinati al mondo delle imprese, al sistema produttivo e al sistema delle autonomie locali. Non più co-finanziamenti, non più finanziamenti a pioggia,
ma finanziamenti a tasso zero che con la riscossione delle rate annuali possano continuamente alimentare negli anni ulteriori investimenti.
Un nuovo patto con i comuni
I Comuni sono abbandonati a loro stessi, tentano con difficoltà di mantenere un livello decente dei servizi e, soprattutto, non hanno più soldi
né per le manutenzioni né per nuove opere. Occorre una alleanza delle autonomie locali lombarde con un consistente fondo di rotazione da destinare
ai Comuni per le attività di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Tutti gli amministratori sanno che se non vi sono progetti non
è possibile accedere a qualsiasi finanziamento. Un fondo di rotazione per opere pubbliche solo per interventi la cui cantierabilità sia garantita
almeno nei successivi sei mesi. Non è più il momento di disperdere risorse in mille rivoli, di tenerle vincolate per anni senza che le opere e i
servizi partano. C’è ancora bisogno di formare ben altre alleanze con il sistema degli Enti Locali della Lombardia che vanno sostenuti non solo per
rispettare i “Patti di Stabilità” con l’Europa – non invitati a disattenderli – perché sono in prima linea ad applicare rigore e contenimenti, e
attorno ai quali ruotano le pur scarse risorse per attivare “patti di crescita”.
Più coordinamento e sussidiarietà con i Comuni che non possono subire, oltre i tagli nei trasferimenti governativi, ulteriori tagli regionali
deprimendo l’erogazione dei servizi sociali in tempi in cui aumenta la richiesta per le nuove povertà sempre più diffuse.
Avviare un progetto regionale di dismissioni di patrimonio pubblico e di partecipazioni in Società Per Azioni, finalizzando le risorse ricavabili
al consolidamento del debito regionale e alla sua gestione finanziaria fattasi più onerosa e al tempo stesso risanando ristrutturazioni urbanistiche
di qualità di ampia portata.
Un patto per la coesione
Attenzione particolare nella rimodulazione delle politiche di welfare anche a settori capaci di garantire coesione sociale e tenuta di fiducia.
Per lo sport dilettantistico, in particolare, che rappresenta oggi una fondamentale funzione sociale ed educativa, dando anche un nuovo spirito di
squadra al Paese, va avviata una nuova politica regionale che sostenga l’associazionismo, il volontariato, la pratica popolare diffusa, la collaborazione
con le scuole.
Questo nuovo sostegno si rende necessario a fronte del rischio di smantellamento dei presidi organizzativi sul territorio del Coni, le cui funzioni
vanno ripristinate e rese complementari.
Un patto per la distribuzione
Sarà indispensabile proseguire e ove possibile rafforzare l’esperienza positiva dei Distretti del Commercio, anche chiedendo un impegno della Regione per:
- sostenerli con apposite risorse, anche da individuarsi nell’ambito della nuova programmazione 2014 – 2020 del FESR (almeno il 5% dei progetti
strategici deve riguardare l’attrattività dei centri urbani);
- supportare la nascita di reti di impresa nei distretti;
- incentivare la formazionedelle figure professionali in grado di governare le dinamiche di distretto (manager di Distretto);
- introdurre forme di fiscalità di vantaggio per i Distretti, agendo sui tributi propri della Regione e sui tributi comunali;
- sostenere le attività di Distretto particolarmente innovative (eccellenza dei Distretti lombardi) come fonte di attrazione di investimenti
da parte di operatori anche stranieri.
Riforma delle Istituzioni
Irrisolta è la questione dell’area metropolitana milanese che non è solo un problema di nuovi assetti istituzionali di governo del territorio
ma è priorità socio economica nel considerare Milano capitale dell’economia mediterranea e capitale della borsa e porla al centro decisivo di
modernizzazione nel flusso di uomini e merci per un nuovo rapporto tra minifattura, terziario, servizi e ruolo finanziario come naturale approdo
del cambiamento e della competitività.
Il riordino delle Province sulle indicazioni di semplificazione e di riduzione dei costi del Decreto del Governo sollecita una valorizzazione
delle autonomie locali soprattutto nella prospettiva della nuova dimensione degli Stati Uniti d’Europa, dei popoli e delle regioni. È necessario
correggere anche centralismi e dirigismi regionali che si sono formati a discapito dei territori e dei comuni che devono ritornare centrali nella
considerazione di ruoli, competenze e risorse adeguate per un autentico federalismo regionale europeo. Va meglio definito “chi fa e che cosa” nella
pari sovranità tra Stato, Regione, Comuni, vaste Aree provinciali, nel governo del proprio territorio.
Riordino da subito degli assetti istituzionali a partire dall’area metropolitana e dalle dimensioni aggregative delle aree vaste e dei piccoli
Comuni, che vanno meglio coordinati ma non soppressi, per produrre economie e reali tagli di costi semplificando anche la non più sopportabile
duplicazione di ruoli e funzioni e l’ampliarsi della dimensione pubblica di società gestionali che si sostituiscono alle attività istituzionali
degli enti locali.
Riforma della sanità
Consapevoli degli standard del sistema sanitario regionale lombardo, tra i migliori in Europa, in termini di efficacia ed efficienza, risulta
improrogabile una riforma dell’assetto di governo della sanità lombarda che riallacci la rete degli erogatori al territorio. Occorre, infatti,
ricostruire un forte ruolo di programmazione dell’offerta sanitaria da parte degli Enti Locali in modo da evitare le distorsioni provocate
dall’eccessivo accentramento regionale in tema di governance.
La seconda priorità in tema di sanità è rappresentata dall’urgenza di intensificare il lavoro di verifica ed analisi della spesa in modo da
eliminare esistenti sacche di spreco o di inefficienza senza che ciò comporti un aumento dei costi per il cittadino. Ogni Euro erogato da Regione
Lombardia, in sostanza, deve essere legato ad una responsabilità diretta di chi è chiamato a gestire una struttura o un servizio sanitario.
Riforma della burocrazia
Se la Lombardia avverte la necessità di una nuova politica “alta”, autorevole e credibile, sostenuta da un consenso largo ha bisogno anche di
una burocrazia complessiva regionale che sia supporto efficiente alle scelte degli amministratori, che sappia far squadra con Stato, altre Regioni,
Comuni e Provincie accorpate risolvendo e rimuovendo i troppi lacci e lacciuoli che da decenni appesantiscono l’appetibilità e la convenienza
dell’investire in Lombardia.
Volontariato
Il mondo del volontariato è una risorsa unica e necessaria per la nostra società, una rete sociale capace di dare risposte civiche supplendo
spesso anche alle Istituzioni preposte all’erogazione di servizi che non sono sempre in grado di rispondere esaustivamente a tutte le necessità
e bisogni emergenti della comunità. Nel solo territorio di Milano e Provincia esistono più di 1.790 organizzazioni di volontariato con un
impegno di circa 75.000 volontari con dedizione continuativa. Nel capoluogo lombardo risultano attivi 42.000 volontari (fonte Centro Servizi per
il Volontariato nella Provincia di Milano).
Favorirne lo sviluppo costituisce uno degli obiettivi che tutte le Amministrazioni dovrebbero perseguire ma i dati e la travagliata vicenda
del 5 per mille dicono il contrario: il 26,5% delle organizzazioni non riceve alcun contributo pubblico, per il 38% i contributi privati sono
prevalenti rispetto a quelli erogati dalle amministrazioni pubbliche e per il 33% il finanziamento pubblico costituisce la fonte principale di
entrata ma un terzo delle organizzazioni ha entrate inferiori ai 12.000,00 euro.
Le associazioni non possono fare pianificazioni e progetti a causa dei ritardi nell’erogazione del contributo del 5‰ un problema che si potrebbe
ovviare con un’anticipazione da parte della regione.
Uno dei problemi maggiori che si riscontra per le associazioni di volontariato è quello della sede, gli affitti troppo onerosi costringono
sempre più spesso a rinunciarvi.
Per ottimizzare le risorse e dare un aiuto concreto alle numerose realtà che operano sul territorio lombardo proponiamo di modificare il Testo
Unico in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso ( legge regionale 14 febbraio 2008, n.1)
inserendo l’obbligo per i Comuni di individuare una struttura, anche con operazioni di partenariato pubblico/privato, da adibire a Casa del Volontariato.
Un luogo attrezzato e organizzato in cui le associazioni possano svolgere attività sociali, incontrare le persone, fare convegni e manifestazioni
su temi legati al volontariato, alla salute pubblica e al sostegno delle classi sociali più svantaggiate.
Un luogo dove condividere non solo spazi e attrezzature ma anche idee, risorse e progetti pur nel pieno rispetto delle autonomie e specificità
di ogni singola associazione.
Mobilità ciclistica
In un confronto costante e serio dei nostri candidati con associazioni come FIAB onlus che da anni si occupano del tema della mobilità ciclistica
abbiamo fatto nostre le loro poroposte convinti che la mobilità sostenibile sia un elemento fondamentale per una moderna politica di sviluppo in grado
di coniugare la crescita economica con la tutela della salute, dell’ambiente e più in generale per la riduzione dell’impronta ecologica e per una
migliore qualità della vita dei cittadini.
- Istituire l’UFFICIO MOBILITÀ CICLISTICA REGIONALE, che coordini attività legate anche ad assessorati diversi (es. ambiente, trasporti, infrastrutture,
sport, tempo libero, turismo, istruzione);
- Adoperarsi affinché quanto previsto dalla Legge Regionale n. 7/2009 “Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica” sia effettivamente
implementato; ad esempio, favorendo con opportune normative e incentivi la diffusione di interventi di moderazione del traffico nei centri urbani (es. ZONE 30)
- Favorire interventi sia per la mobilità ciclistica urbana sia per il tempo libero e turismo, settore questo in rapida ascesa e che può essere un volano
per uno sviluppo economico diffuso sul territorio lombardo. Per questo motivo riteniamo importante che si prosegua nel proficuo lavoro realizzato in questi
anni con il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC), predisponendo le necessarie risorse economiche di bilancio per dare concretezza alle progettualità
previste dal Piano, stabilendo alcune priorità di intervento sugli itinerari regionali ed assicurando la necessaria continuità di intervento;
- Prevedere una forma di obbligatorietà, anche con sostegni economici, per i Comuni di medie dimensioni di dotarsi di strumenti pianificatori quali il
Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) o il Piano per la ciclabilità, affinché le politiche amministrative per la mobilità vengano inquadrate in
percorsi di ampio respiro e di lunga durata, condivisi con i cittadini;
- Potenziare e ammodernare il trasporto pubblico per andare incontro anche alle esigenze di una nuova tipologia di utente con bici al seguito e favorire
nel contempo l’intermodalità attraverso interventi come bicistazioni, bike-sharing, parcheggi bici adeguati e sicuri etc..
- Favorire iniziative di promozione della mobilità ciclistica: es. BIKE TO WORK, Settimana Europea della Mobilità, attività educative con le scuole…
- Farsi promotore verso il governo nazionale per una revisione del Codice della Strada in senso ciclistico, introducendo soluzioni efficaci adottate
ormai da tempo in tutti gli Stati europei e da noi ancora non previste o non consentite (arresto avanzato ai semafori, doppio senso ciclistico, segnaletica
di direzione dedicata alla bici, etc.) e a tutt’oggi soggette ad interpretazioni bizantine o affidate a limitate esperienze di avanguardia, frutto di singole
sensibilità personali talora presenti a livello di istituzioni locali.
Pochi punti che però richiedono risorse economiche certe e continuative nel tempo, risorse che possono essere ricavate dall’Applicazione effettiva dell’art. 18
della legge 472/99 concernente l’obbligo di destinazione di una quota non inferiore al 10% delle contravvenzioni al codice della strada per interventi a
favore dell’“utenza non motorizzata”, oltre all’utilizzo di tutte le tipologie di fondi europei per finanziare gli interventi indicati.